bdsm
Animali
di Pprossa
08.08.2024 |
1.487 |
3
"Spinge le dita un po’ più a fondo..."
PROLOGONon conosco i dettagli, ma conosco gli uomini ricchi. È sempre un gioco di potere. Non può controllarmi. Non può vincere.
DUE ANNI PRIMA
“Hai sete, principessa?”
Le parole del vecchio mi sfiorano il viso. “Vuoi bere qualcosa di caldo?”
Terrorizzata, mi sento attrarre contro il suo corpo. L’uomo lascia scivolare la mano sinistra tra le mie gambe, sotto la gonna, ignorando che mi dibatto e cerco di fermarlo. Con sgomento, sento che mi tocca sul suo posto più intimo, e le sue dita sfregano sulla stoffa della gonna e delle mie mutandine.
“Non vuoi che ti tocchi?” Mi chiede, gelido e roco nello stesso momento.
“Peccato, principessa … un vero peccato. Perché sai a cosa penso io, quando ti guardo? Penso a quanto mi piacerebbe fotterti, piccola. Metterti a quattro zampe e fotterti come una cagna in calore. Perché le ragazzine come te…”, preme contro le mie natiche l’inguine duro e minaccioso, “…sono le migliori a letto. Le più vogliose.”
DUE GIORNI FA
“Devo averla sulla mia scrivania, con la gonna in vita, le gambe aperte, la schiena inarcata mentre viene. Chiaro?”
“Si, Boss. Abbiamo l’accordo.”
OGGI
Non ho fatto nulla. Erano gentili. Ho accettato la loro gentilezza. Lui l’ha presa male.
Gli tengo la mano e lo seguo fino all’ascensore e nel Suv.
“Mettiti in ginocchio, principessa. Ora ti darò qualcosa da succhiare”, mormora, “qualcosa che ti piacerà moltissimo.Voglio venire in quella bella bocca.”
Adesso è facile. Un mero esercizio. La sfida sarà dopo. So che sono giovane per iniziare questo cammino. E incredibilmente inesperta. Ma è quello che loro vogliono. Mi ha spiegato bene.
“Sarai magnifica.” Mi guarda con tutto l’amore del mondo, poi si china e preme le labbra sulle mie. Si rialza, mi infila la mano tra i miei capelli e tira tanto forte che mi dimentico di qualsiasi cosa. È lui che ha il controllo. Sono io che seguo le sue richieste.
Mi libera i capelli per il tempo sufficiente a togliersi la giacca. Poi la cintura. Il bottone. La cerniera.
“Tirami fuori l’uccello, principessa.” Lo dice come una promessa, non come un ordine. Come se fosse un regalo che volevo da molto, molto tempo. Le mie mani vanno ai suoi pantaloni. Spingo il tessuto da parte. Esce fuori. Gli avvolgo immediatamente la mano intorno. La pelle è morbida ma lui è così duro. Alzo lo sguardo su di lui, chiedendo il permesso.
Antonio annuisce e io gli faccio scorrere il mio pollice sopra, testando le sue reazioni, esplorando ogni centimetro. Ecco. In fondo. Un po’ più a destra. Gli scorro di nuovo il pollice sopra. Poi più forte. Tanto da farlo rabbrividire. Ancora e ancora. Finché non mi mette la mano dietro la nuca e mi tira i capelli.
“Apri la bocca.” Lo faccio. Mi prende la mano. La fa scivolare lungo il suo uccello, in modo che io gli afferri la base. “Più forte.” Stringo la presa.
“Tienilo lì, principessa. Non saremo gentili, ma non possiamo sfinirti finché non avremo finito con te.”
Mi preme il palmo contro la nuca. È duro quel tanto che basta da dire sei mia. Lentamente, me lo infila in bocca.
Senza preavviso, spinge con forza sulla mia nuca, spingendomi la bocca sul suo uccello. Va in profondità. Abbastanza in profondità da farmi vomitare. Anche tenendogli la mano avvolta intorno.
Non aspetta. Si tira indietro e lo fa di nuovo. Tiene ferma la mano. Mi tiene al suo posto. Ricordandomi che ha lui il controllo.
Un gemito mi sfugge dalle labbra quando mi spinge in bocca. È abbastanza forte da far male. Abbastanza forte da farmi vomitare di nuovo.
Deglutisco per rilassare la gola. Quando spinge di nuovo, lo prendo un po’ più facilmente.
“Cazzo, principessa.” Si dondola di nuovo dentro di me. “Sei troppo brava con quella bella bocca.”
Avvolgo le labbra intorno ai denti. Mi tocca la guancia. Un gesto morbido e tenero mentre mi affonda in bocca. Poi mi mette la mano sulla spalla, sul collo, sul seno. Gioca con il mio capezzolo mentre spinge dentro di me.
“Tieni gli occhi aperti, principessa , goditi… goditi lo spettacolo.Ti piace il sapore del cazzo?”
Sorride e, prendendo l’asta, mi accarezza il viso. Dolcemente, prima sulla guancia sinistra, poi su quella destra, con la cappella umida che già stilla qualche goccia di succo preseminale.
“Succhialo, … assaporalo.”
Le mie labbra di si muovono umide e calde sul suo pene. Con la bocca spalancata nel tentativo di accogliere la sua larghezza. Spinge l’inguine contro di me, tenendomi la testa ferma e facendomi ingoiare l’asta per metà, fino a colpirmi il palato, una, due, tre volte.
“Ma che brava… brava bambina…”
La punta del pene mi sbatte in gola. Mi provoca un altro conato. A fatica, mi riporta indietro con il capo. Spinge il cazzo di lato, e il rigonfiamento che mi distorce il profilo della guancia lo fa mugolare di eccitazione.
Mi lascio guidare avanti e indietro sulla punta del pene, con gli occhi scioccati e increduli..
.”Voglio farti un regalo, adesso.” ansima. “Voglio farti ingoiare il succo delle mie palle. Non sputarlo, principessa godo, piccolina… godo…”
Butta la testa indietro, tenendomi il capo fermo mentre violenti spruzzi di sperma mi inondano la bocca.
Mi sta venendo in bocca, Disperata, gemo per la quantità di sperma che si sta riversando in me. Lui mi tiene il capo fermo, impedendomi di ritrarmi.
“No, ingoia… ingoia tutto…” Con gli occhi chiusi e il corpo teso, obbedisco, deglutendo convulsamente.
Un po’ di sperma mi fuoriusce dagli angoli della bocca. Si è svuotato completamente dentro di me.
“Bravo!”
Lui è qui. Sta guardando. Probabilmente si sta eccitando a osservarci. Ci interrompe. Si rivolge ad Antonio.
“Temo di dover prendere in prestito la tua fidanzata.”
Le sue dita si arricciano intorno al mio polso. Lo seguo. I miei occhi passano da quel bastardo al mio ragazzo.
Lui è troppo veloce. Si lancia su di me. Mi attira a sé. Mi stringe come se non volesse mai lasciarmi andare.
“Attento. La voce del mio ragazzo è una minaccia. “Divento geloso.”
Il bastardo fa cenno di non averlo sentito.
“Sei sempre stata una ragazza così bella.” La sua voce è una sfida, “E, ora, una giovane donna così bella.”
Si gira verso il mio ragazzo, “Non si è mai troppo ricchi per fare un buon affare.”
So che lui trova il modo di manovrarmi come un burattino, che troverà il modo di infierire su di me.
Sa che possono usarmi per farmi del male. Lo farà.
“Principessa, ho avuto pazienza con te. Ora non ce l’ho più. Non posso promettere che manterremo il controllo. Potremmo farti del male. Vogliamo giocare. Ci piace non stare attenti.”
Mi tira con forza, portando il mio corpo contro il suo.
“Non hai idea di quello in cui ti stai cacciando, principessa.”
Mi avvolge le dita intorno alla gola. Non abbastanza forte da soffocarmi. Solo forte a sufficienza da sapere che può farmi male.
Mi afferra la cerniera. Me la tira giù lungo la schiena. Mi tira il vestito sul davanti. I miei seni fuoriescono dal tessuto.
Mi tiene una mano intorno al collo. Porta l’altra al mio petto. Passa il pollice sul mio capezzolo.
Con una mano mi passa il pollice sul collo. Con l’altra mi prende il capezzolo tra il pollice e l’indice.
Il suo tocco diventa più deciso. Abbastanza forte da far male nel peggior modo possibile.
Preme il palmo sul mio collo, tirandomi più vicino. È un gesto duro. Rude.
Passa al dito medio. Mi disegna lenti cerchi intorno al capezzolo. Poi va più veloce. Più forte.
“Sai cosa succede se mi sfidi, principessa?”
Mi pizzica il capezzolo così forte che vedo bianco.
Con un movimento rapido, mi piega, inchiodandomi al cofano.
Mi tira il vestito sui fianchi e sul culo. Fino alle cosce.
Giro la testa abbastanza per guardarlo. È in piedi sopra di me, completamente vestito, con tutti i capelli al loro posto.
Mi mette il palmo tra le scapole. Non è né duro né morbido. Quanto basta per sentire la pressione. Quanto basta per sapere che potrebbe accarezzarmi dolcemente o spingermi contro il cofano.
Senza preavviso, la sua mano scende sul mio culo. Il suo palmo contro la mia carne. Abbastanza forte da bruciare.
Lo fa di nuovo. Solo più forte. Abbastanza forte da farmi urlare.
Lo fa di nuovo. Lo stesso impatto. Tanto che la mia guancia rimbalza contro il cofano. Di nuovo. Sento una fitta ai capezzoli. Di nuovo. Mi tremano le cosce. Di nuovo. Il mio corpo urla basta.
Sono mezza svestita, premuta contro il cofano, sculacciata da un uomo che ha il potere di distruggermi. Col mio ragazzo e l’altro che guardano, eccitati.
Mi tira il perizoma. Fa scorrere le dita sul tessuto morbido, tracciandone la cintura. Poi la linea tra le natiche e sul mio sesso. Infine, mi sfiora il clitoride da sopra il tessuto.
“Ti sei messa quest’affare per tentarmi.”
Di nuovo, la sua mano scende con forza sul mio culo.
Mi sculaccia di nuovo. “Era questo che volevi, principessa?”
La sua mano colpisce la mia carne. Mi sculaccia con forza. La fitta di dolore aumenta il mio terrore.
Ne aspetto un’altra. Ma lui mi sorprende.
Spinge il mio perizoma da parte. Infila due dita nel mio sesso e spinge le dita dentro di me.
Lo fa ancora, e ancora. Un ritmo costante che aumenta la tensione.
Spinge ripetutamente le dita dentro di me. Spinge le dita un po’ più a fondo. Un po’ più forte. Poi porta il pollice al mio clitoride. Su e giù con movimenti piccolissimi e leggerissimi finché...
Si sfila e si rialza.
Mi aspetto che mi ordini di mettermi in ginocchio. Che spinga il suo uccello dentro di me. Ma non lo fa.
“Vuoi questo, principessa? Vuoi scoprirlo? Vuoi che ti ordini di metterti in ginocchio proprio qui? Che ti ordini di aprire la tua bella bocca così posso scopartela? O forse vuoi che ti metta le mani sopra la testa. Che ti inchiodi all’auto così che tu non possa fare resistenza mentre ti apro in due. Anche se ti metti in ginocchio e mi implori di scopare la tua bella bocca.”
Si avvicina. Si mette su un ginocchio e fa per toccarmi, ma non lo fa. Le sue dita vanno alla mia lingerie. Me la tira fino ai piedi senza toccarmi la pelle.
“Alza il piede.” Lo faccio. Lui tira il perizoma da parte. “L’altro.” Lo faccio. Prende le mie mutandine e se le infila in tasca.
“Queste non ti servono più, principessa.” Si alza. Fa un passo indietro.
“Sei a tuo agio con quel vestito?”
Risponde il mio ragazzo “Più di quanto ti aspetti.” I suoi occhi viaggiano lungo il mio corpo. Si fermano sul mio bacino.
“Perché me lo dici tu? Mi stai sfidando di nuovo. Ma questa volta non ho pazienza. Toglilo.”
Spalanco gli occhi. “Ho detto di toglierlo. Non farmelo chiedere due volte.”
Tiro giù la cerniera lungo la schiena. Con un movimento rapido, il vestito cade ai miei piedi. Sono nuda e loro sono completamente vestiti.
“ Ragazzo, evitiamo incomprensioni.Dov’è che non vuoi che vada?”
“Non capisco, boss.”
“La sua bocca, la sua fica, il suo culo?” I suoi occhi si spalancano.
“Be’, io... non ho... mai fatto sesso anale con lei.”
“Ma sei disposto a lasciarci fare?”
Il bastardo lascia cadere nel vuoto la domanda.
Prende un cuscino dall’auto. Lo mette a terra davanti a me. “Inginocchiati”
Cado sul cuscino. Poi mi siedo sui talloni e lo guardo, aspettando il suo prossimo ordine.
“Vuoi sentire i nostri uccelli? Vuoi assaggiare la nostra sborra? Vuoi che scopiamo la tua bella bocca?”
Porta la mia mano al suo uccello, sopra i pantaloni.
Improvviso, mi arriva uno schiaffo. “Principessa, dì, per favore, mi scopi la bocca, signore. Anche i suoi amici, per favore”
Un altro schiaffo.
“Per favore, mi scopi la bocca. Signore. Anche i suoi amici, per favore.”
“Apri la bocca, principessa.”
Lo faccio.
“Labbra intorno ai denti. Tieni la lingua sul fondo della bocca. Tienila premuta contro di me. Così posso scoparti in gola.”
Mi mette una mano dietro la nuca.
“Mani dietro la schiena. O sui miei fianchi.”
Non mi da il tempo di rispondere. Si slaccia i pantaloni. Tira i boxer da parte. Mi tira la testa verso il suo uccello. Le mie labbra gli sfiorano la punta.
Poi è la mia bocca morbida e calda. Non mi da tregua. Mi spinge in bocca in profondità. Gemo contro il suo uccello. Si tira indietro e spinge di nuovo dentro. Mi da qualche secondo per abituarmi alla sua lunghezza. Poi si tira indietro e spinge di nuovo dentro.
Poi mi tira la testa sul suo uccello. Poi di più. Di più.
Mi tiene la testa con entrambe le mani. Una per tenermi ferma. L’altra per tirarmi i capelli e farmi gemere.
Mi affonda dentro senza pausa. Movimenti duri e veloci che mi dilatano le labbra. Tengo la lingua premuta contro di lui mentre mi riempie con spinte incessanti.
Lo sto facendo impazzire. Quando spinge di nuovo, gli succhio la punta. “Cazzo.” ringhia. Poi affonda di nuovo dentro di me. Più forte. Più veloce.
Si ferma e si sfila. Un altro uccello prende il suo posto e poi un altro ancora. Nuove spinte, sempre più a fondo. Così veloci che a malapena tengo il loro passo.
Vengono nella mia bocca. Deglutisco a fatica, ogni volta.
“Brava principessa.”
Mi hanno scopato la bocca, hanno detto alcune cose sulle condizioni e su quello che succederà dopo, alcune cose che non ho sentito, poi mi hanno mandata via.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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